A volte una persona del popolo che sta con i piedi per terra ed analizza le condizioni della realtà in cui vive, giorno per giorno, si chiede: chi governa non vede le brutture, lo sfruttamento ed il guadagno spropositato che le case farmaceutiche multinazionali accumulano soprattutto sulla pelle della povera gente?

Questa azione predatoria, infatti, non distingue tra ceti sociali e così alla fin fine i più colpiti risultano essere i pensionati, quelli non più abili e vessati da problemi di salute dovuti agli anni che passano. Solo i più fortunati possono sfuggire a questa incombente malasorte.

Sul punto, i politici credono di potersi lavare la coscienza erogando modesti bonus di sostegno che aiutano, ma non migliorano la qualità della vita ed allora viene da chiedersi perché i vertici istituzionali non valutano l’opportunità di alleggerire le onerose spese farmaceutiche che troppo spesso gravano pesantemente sul bilancio familiare?  Valgano sul punto, alcuni esempi che mostrano situazioni intollerabili che il potere politico finora non ha sanato:

  • se un cittadino chiede una visita medica specialistica attraverso la sanità pubblica, deve attendere tempi burocratici frustranti prima di potersi curare, ma se è disposto a pagare ... “la tangente”, l’intervento curativo si rivela tempestivo presso gli stessi ospedali, senza dover affrontare il disagio di fare la fila;
  • se un anziano si opera di cataratta (malanno che colpisce gran parte delle persone in età avanzata) il kit è servito: un cerottino di carta (8 euro) e gocce di collirio di vari tipi (costo 20 € per ogni tipo fialetta, per pochi giorni) e così via. Gli utenti che fruiscono di tale servizio sono circa 600.000 all’anno;
  • chi è affetto dai malanni prodotti dal colesterolo se vuole curarsi dopo aver versato i contributi previdenziali per una vita, deve spendere 35 euro (costo di una scatoletta necessaria ridurre il danno);
  • coloro che sono affetti dalle forme più gravi di diabete, per ridurre gli effetti invalidanti sono costretti ad utilizzare dei plantari dal costo di 150 euro, ma la sanità ne fornisce un solo paio, mentre ne servono altri, altrettanto indispensabili per i quali il diabetico sofferente deve farsi carico della spesa;
  • per curare una raucedine un ammalato se va a comperare un spray nasale (dymista spray 120), in una farmacia in Slovenia, spende 15 euro, mentre a Trieste deve spendere 39 euro (24 euro in più sullo stesso prodotto !!): chi si spartisce l’esorbitante differenza?
  • coloro che devono ricorrere alla terapia contro il dolore devono affrontare costi iperbolici e non è tollerabile che qualcuno speculi sul dolore della gente e così via.

La domanda è una sola: perché nessuno controlla le speculazioni delle multinazionali del farmaco? Perché non si pone un limite tra il guadagno e l’usura? Certe situazioni dipendono da noi e non dalla comunità europea e non è più tollerabile che i nostri farmaci (integratori, pannolini, latte in polvere, viagra e tutto il resto) da noi costino molto di più rispetto all’estero, senza controllo;

  • dulcis in fundo, le cause farmaceutiche impongono confezioni dei medicinali di norma superiori alle necessità richieste dalla cura (il resto va buttato via).

Segr. Prov.  Confsal
Filippo Caputo